domenica 13 settembre 2020

QUANDO IL CIELO NON TOCCHERÀ PIÙ LA TERRA O IL MARE: I NUOVI NATI E L'ESPERIENZA CONTRA NATURAM DA COVID-19

di Pasquale Califano http://www.psychiatryonline.it/node/8700 I neonati di tartaruga sono abili fin dalla nascita. Per uscire dal guscio utilizzano il "dente da uovo" che verrà poi riassorbito in un paio di settimane. Una volta usciti, sono impegnati dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che copre il nido e raggiungere la superficie. In genere, ciò avviene col calare della sera e, immediatamente dopo, essi si dirigono, in condizioni normali, verso il mare. Appena nato, il piccolo di tartaruga segue un programma biologico che attiva la ricerca, in modo automatico, della fonte più luminosa in un arco sull'orizzonte di 15 gradi. Questa condizione è rappresentata dall'orizzonte marino su cui luna e/o stelle si riflettono. Purtroppo, a volte, capita, a causa di una concentrazione di luci artificiali, che i piccoli si disorientano e deviano dal naturale cammino, "smarriscono la strada" fino a determinare talora, in alcune occasioni, la perdita di tutta la nidiata. Così come i piccoli di tartaruga, anche i nuovi nati dell'uomo, dalla nascita, sono amorevolmente inclini ad andare verso "l'orizzonte materno" ma, come in tutte le avventure della vita, i pericoli non mancano e a volte è facile deviare da un "buon incontro" . La questione che vorrei affrontare, in questo breve articolo, nasce da un interrogativo: alla luce delle scoperte fatte nell'ambito della psicologia infantile, e degli inevitabili mutamenti nella relazione interpersonale tra madre-neonato, nella fase primaria della vita, a causa del covid-19, si sta seriamente valutando se le ultime indicazioni del Ministero della Salute in materia possano recare danni psicologici alla coppia madre/neonato? A partire dagli anni sessanta, la concezione che si ha dei neonati muta straordinariamente, la percezione cambia radicalmente, si aprono nuove frontiere alla loro conoscenza e si scopre che essi non sono "attivati" dalla madre ma da una primaria attività endogena che deve coordinarsi con quella materna, ossia, in armonia con una delle funzioni base del cervello di scoprire e ordinare le informazioni, sono spinti da una motivazione intrinseca a ciò, e sono automotivati a scoprire le regolarità, a generare aspettative ed agire in base ad esse. (L. Sander, 1977). Prende forma una nuova e diversa concettualizzazione, il neonato è visto come parte attiva nel rapporto con la madre , nei termini di un "sistema diadico". Questa nuova prospettiva paradigmatica obbliga gli studiosi - tutti di formazione psicoanalitica (Beatrice Beebe, Daniel Stern, Allan Schore, Alan Fogel, Joseph Lichtenberg, Colwyn Trevarthan, Edward Tronick e Louis Sander) - a ideare metodiche adatte ad osservare empiricamente la relazione simultanea tra madre e bebè, impegnati nella regolazione del rapporto interpersonale. Prendono forma studi e ricerche che confluiranno nell'infant research; attraverso le lenti di questo paradigma scientifico si guarda ad un "neonato interattivo". Alla fine degli anni '70, i ricercatori infantili, usando analisi frame-by-frame e split-screen delle interazioni videoregistrate tra neonati e madri, sono in grado di descrivere la natura di queste interazioni. Vengono pubblicati articoli scientifici nei quali sono descritte le incredibili capacità che posseggono i neonati, immediatamente alla nascita, nell'interagire con la madre. Se adagiati pelle contro pelle sul suo addome, sotto al seno, poco dopo la nascita, rimangono serenamente in uno stato vigile per 20-30 minuti, poi iniziano una sequenza, (uguale per tutti), che comincia con lo schioccare delle labbra e poi con il perdere la saliva ( bava) dalla bocca. Si muovono in avanti verso il seno non lavato, la testa si gira da una parte all'altra, fanno rimbalzare il naso sul seno, spostandosi verso il capezzolo, aprono così abbondantemente la bocca quando è vicino, strofinandolo in modo che l'areola diventi gonfia, tirano dentro profondamente il capezzolo in una posizione che è ottimale per iniziare la poppata. Se questa sequenza, che porta alla poppata, ha inizio entro la mezz'ora dopo la nascita, avviene, straordinariamente, una secrezione di ossitocina che determina una vasocostrizione nella madre che ha la funzione di controllare l'emorragia postpartum e ridurre il dolore. La secrezione di ossitocina, così stimolata, avviene dentro la matrice intercellulare del cervello, tanto che le iniezioni di ossitocina da sole non producono gli stessi effetti. Si comprende che l'effetto sulla madre, nello sperimentare la competenza innata del neonato, è assai notevole, con diversi riverberi psico-fisiologici. È tale, la sua capacità innata da comunicare quanto è vero che il suo bambino è un essere agente, che sa iniziare la propria autoregolazione e la propria auto-organizzazione, un elemento cruciale nell'iniziare il processo di differenziazione che sarà "negoziato" nei mesi a venire (Lachmann, Jaffe, 1997) L'infant research mette in risalto le incredibili capacità innate mai supposte prima nel neonato, che possono essere colte nel primo anno di vita: percepiscono caratteristiche, le traducono in modalità amodali, riconoscono se la madre sta agendo in concordanza con loro oppure no e possono dire se gli schemi di comportamento sono simili o no; sviluppano aspettative in relazione a questi schemi, li ricordano e li categorizzano. Anche se l'elenco delle capacità espresse, documentate agli inizi della vita sono ormai note, preferisco rammentarne qualcun'altra. È noto che sanno apprendere già dalla vita intrauterina, riescono ad individuare i caratteri di una superficie anche se l'hanno soltanto toccata, sanno distinguere la voce, l'odore, il volto della madre, così come sono in grado di discriminare la madre dagli altri riconoscendone le vocalizzazioni ecc. Per dimostrare tutte queste stupefacenti competenze appena indicate, i nuovi nati sono stati sottoposti a degli esperimenti ed anche se non sanno rispondere direttamente alle domande degli sperimentatori, per ovvi motivi, sono riusciti a farsi comprendere. Ad esempio, "è stato chiesto", a soli tre giorni dalla nascita, di distinguere l'odore del latte della madre, ponendo a un lato della testa dei tamponi impregnati dell'odore del suo seno e all'altro lato della testa dei tamponi impregnati dell'odore del seno di altre mamme che allattavano. Con grande sorpresa dello sperimentatore, immagino, essi giravamo la testa verso il tampone della mamma, riuscendo così a rispondere indirettamente che preferivano stare con la mamma e che sapevano distinguere l'odore del suo latte. Un filone di ricerca ancora in auge e pertanto fecondo riguarda la voce della madre. I bebè mostrano un irresistibile passione per la prosodia del maternese. (Marie-Christine Laznik, 2012). Per chi non lo sapesse, il maternese o motherese è la lingua che tutte Ie madri del mondo usano per parlare con i neonati. Qualcuno, negli ultimi anni, ha pensato che sarebbe meglio dire "parentese" perché anche i papà la usano. Sicuramente, qualche volta vi sarà capitato di udirlo. Sul piano prosodico il maternese si caratterizza per un registro della voce più elevato di quello solito, una gamma ristretta di contorni intonativi - ma dalle modulazioni e variazioni di altezza molto esagerate - di forme melodiche lunghe, dolci e con ampie escursioni. L'effetto prosodico è amplificato dalla frequenza delle ripetizioni sillabiche. Lo studio di tali ripetizioni condotto su coppie - madri/bebè - (in buona salute e senza problemi alla nascita) fra il terzo e il quinto giorno di vita, rivela la grande differenza melodica esistente fra il linguaggio rivolto al bebè e quello che si scambiano gli adulti fra loro. Questo tipo di discorso meraviglioso attrae tanto, si produce sin dalla nascita, fin da quando la madre vede il suo bebè; e se il neonato non è nella stanza insieme alla madre, ella non è capace di produrre un autentico maternese, rivolgendosi al bebè con una gamma dai contorni molto meno "esagerati". Tuttavia anche il bebè contribuisce, attraverso un'intensa e desiderosa partecipazione, alla qualità prosodica del maternese prodotto dall'adulto. Si tratta dunque di una vera co-creazione, in cui la parte che svolge il nascituro non è affatto di poco conto. A partire dalla settima settimana, essi preferiscono una donna che parli in maternese; e dovendo scegliere la preferiscono anche se parla in una lingua straniera. Si mostrano interessati a chi si rivolge a loro in un buon maternese: attraverso Ie linee melodiche sono enunciati primi messaggi verbali veicolati da importanti aspetti affettivi. Da essi sono motivati, incitati alla comunicazione verbale. È la musicalità che assume per il bebè un profondo valore affettivo che li prepara alla rappresentazione di parole. Questo rapporto poetico e musicale ( maternese), su un piano cognitivo, li aiuta ad organizzare l'informazione della parola. Da un po' di tempo si è scoperto che i neonati sono molto "patriottici": a quattro giorni dalla nascita distinguono la madrelingua, preferendola di gran lunga ad un'altra. Ovviamente, in altri paesi i risultati sono stati gli stessi. Ultimamente, a causa del coronavirus, gli uomini si sono dovuti attrezzare a comunicare a distanza usando la tecnologia che quest'epoca mette a disposizione. Pare che i neonati poco o per nulla tollerano i mezzi che non assicurano una presenza diretta della madre. A metà degli anni ottanta è stato svolto un esperimento in cui madre e bambino comunicavano tramite TV a circuito chiuso, ma con una temporalità non sincrona della voce. Quando la voce della mamma era “differita”, bambini diventavano confusi e poi evitanti (C. Trevarthen). Differendo la voce del bambino, era la madre che ne rimaneva influenzata poiché cessava di usare il “motherese”. Si può concludere che tutto ciò contrasta con la visione che i neonati siano essere passivi e non interattivi e soprattutto la reazione delle madri dimostra che la risonanza che producono in loro è essenziale nell'alimentare la comunicazione interpersonale. Quando stanno insieme alla madre imparano a stare con lei attraverso una regolazione interattiva, e ciò avviene in particolar modo durante l'allattamento. In questa occasione , la madre è attenta e influenzata dai segnali che provengono dal bebè. Una mamma attenta modifica se stessa nello sforzo di capire e di adattarsi al proprio bebè. Nasce da questa specifica e irripetibile relazione un rapporto unico che prende il nome di 'interazione regolativa'. I bebè fanno delle esperienze attraverso delle procedure che mettono in atto, alle quali corrispondono dei cambiamenti corporei capaci di coinvolgere funzioni connesse con il bioritmo ed il tono muscolare, e ciò avviene con la totale partecipazione della madre. Pertanto, molti studiosi sconsigliano un esercizio dell’ allattamento a orario prefissato, giacché il comportamento della madre non nasce dallo stimolo proveniente dal bebè, ma da una idea precostituita nelle credenze che ha al di fuori di quella interazione. La cronicità con cui una madre disattende i segnali del bebè li mette nella condizione di ricorrere alla autoregolazione ", ad un fare da soli" e ciò, come spiegherò più avanti può essere - secondo alcuni autorevoli studiosi - la fonte di maggior patologia nel primo anno (Tronick, 1989). I neonati non chiedono una relazione perfetta con la madre, si aspettano, invece, che essa sia semplicemente "sufficientemente buona". Essi, sanno dare valore al fatto che la madre non potrà sempre rispondere al loro pianto in modo ottimale; Sanno, poi, approfittare di questi momenti di " disgiunzione" per arrivare a negoziare stati reciproci con sufficiente flessibilità senza irrigidimenti nello schema. L'incontro tra i neonati e la madre richiede l'integrazione sia di attività in correlazione fra loro (pianto e risposta in sincronia), sia l'indipendenza di attività non in correlazione fra loro (pianto e non risposta ottimale), la disgiunzione. Dunque è fondamentale che ci sia questo "movimento oscillatorio" tra stati di corrispondenza e stati di non corrispondenza e che l’esperienza riparativa sia innescata congiuntamente dalla coppia che organizza le disgiunzioni: più forte è l’esperienza di riparazione riuscita, più forte sarà probabilmente la tolleranza della rottura. Tuttavia questo oscillare deve avere una sua "musicalità", il ritmo deve svolgersi all'interno di un sistema preciso perché si sviluppino motivi come modi per definire le emozioni, modi di “essere con”, modi di fare esperienze di relazione, che nell’insieme sono modelli di aspettative di coordinamento del ritmo. Nel documento recante il titolo "OGGETTO: COVID-19: indicazioni per gravida-partoriente, puerpera, neonato e allattamento. Ministero della salute del 31/03/2020" le disposizioni del ministero della salute prevedono: << a. Se la madre presenta un’infezione respiratoria francamente sintomatica (febbre, tosse e secrezioni respiratorie, mialgie, mal di gola, astenia, dispnea), madre e neonato vengono transitoriamente separati, in attesa della risposta del test[...]; b. Se il test risulta positivo, madre e neonato continuano ad essere gestiti separatamente; c. In caso di separazione del neonato dalla madre si raccomanda l’uso del latte materno spremuto o donato.[...] d. Nei casi di infezione materna grave la spremitura del latte materno potrà non essere effettuata in base alle condizioni generali della madre.[...] e. Neonati positivi per SARS- CoV-2 necessitanti di Terapia Intensiva Neonati e lattanti di peso < 5 kg con positività confermata per SARS-CoV-2 e necessità di terapia intensiva neonatale devono essere trasferiti presso Centri di Terapia Intensiva Neonatale identificati, con l’attivazione del Sistema di Trasporto Neonatale in Emergenza (STEN)>>. Le disposizioni del ministero della salute messe in atto a causa del covid-19 potrebbero essere pericolosamente "contra naturam". Sono procedure che prevedono separazioni ( nel caso la mamma risultasse positiva al covid-19), seppur transitorie, ma di grande effetto per il nascituro (capaci di far deviare dall'opportuno sviluppo emotivo e cognitivo) e di incontri con la madre mediata da dispostivi come mascherine chirurgiche mentre si è allattati con un altissimo rischio di compromettere la relazione, in un momento della vita in cui la qualità del legame è fondamentale per la crescita. Se proprio deve prevalere la scelta biologica, e quindi non è possibile disattendere le disposizioni sanitarie, almeno, è fondamentale che siano coinvolti osservatori esperti. Esperti in psicologia dello sviluppo infantile che sappiano cogliere quei segnali che possono scaturire da questa situazione difficile - e poter tempestivamente intervenire - ed evitare che il neonato, sopraffatto, ricorra a modalità autocentriche che possono seriamente influenzarne lo sviluppo attraverso, ad esempio, l'auto-contenimento con I'immobilità o il movimento continuo del corpo, con la contrazione della muscolatura o con I'aggrappamento ad elementi inanimati dell'ambiente; focalizzandosi su stimoli visivi o tattili, deviando da un incontro con "l'orizzonte materno". Quando si presentano questi segnali significa che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe, allora, il cielo, temibilmente non toccherà più la terra o il mare. Soltanto se matura in noi e si manifesta un'adeguata sensibilità, supportata dalle conoscenze che fin d'ora abbiamo acquisito nel campo della psicologia infantile, è possibile accogliere i neonati con tutte le precauzioni del caso in condizioni fortemente umanizzanti. Bibliografia essenziale 1. Allan N. Schore "La regolazione degli affetti e la riparazione del sé"Astrolabio Ubaldini (2008) 2. Allan N. Schore "I disturbi del sé. La disregolazione degli affetti"Astrolabio Ubaldini (2010) 3. Beatrice Beebe, Frank M. Lachmann "Le origini dell'attaccamento. Infant research e trattamento degli adulti" Cortina Raffaello (2015) 4. Beatrice Beebe, Karlen Lyons-Ruth, Edward Tronick "Infant research and psychoanalysis" Fenis Zero (2018) 5.Beatrice Beebe, Frank M. Lachmann "Infant Research e trattamento degli adulti. Un modello sistemico-diadico delle interazioni"Cortina Raffaello (2003) 6. Colwyn Trevarthen "Empatia e biologia. Psicologia, cultura e neuroscienze"Cortina Raffaello (1998) 7. Daniel Stern "Le interazioni madre-bambino "Cortina Raffaello (1998) 8. Daniel Stern "Il momento presente" Cortina Raffaello (2005) 9. Joseph Lichtenberg "La psicoanalisi e l'osservazione del bambino" Cortina Raffaello (1995) 10. Marie-Christine Laznik "Con voce di sirena" Editori Internazionali Riuniti, Roma, (2012) 11. Rodini C. " Infant Research e nuove prospettive su teoria e tecnica della psicoterapia e della psicoanalisi " Ricerca Psicoanalitica, XV (1): 91-122." (2004) 12. Sander L. W. " Issues in early mother-child interaction " J. of the Am. Academy of Child Psychiatry, 1: 141-166. (1962) 13. Edward Tronick "Infant Curriculum: The Bromley-Heath Guide to the Care of Infants in Groups " (1973) 15 Edward Tronick "Regolazione emotiva. Nello sviluppo e nel processo terapeutico" Cortina Raffaello (2008)

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- Psicologo Clinico e di Comunità - Psicoanalista Infantile - Psicoterapeuta specialista in infanzia adolescenza e famiglia - Ordinario e membro del comitato scientifico dell’A.I.P.P.I. - Associazione Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica Infantile - Tavistock Clinic di Londra, membro della sezione italiana European Federation of Psychoanalytic Psychotherapy (S.I.E.F.P.P.) e dell'Associazione dei Gruppi Italiani di Psicoterapia Psicoanalitica dell'Adolescente (A.G.I.P.Ps.A) - Socio dell’ Associazione Italiana di Gruppoanalisi “Il Cerchio” C.O.I.R.A.G. - Ricercatore nell'ambito dei disturbi dello spettro autistico  presso l' A.I.P.P.I. che collabora con il C.I.P.P.A. - Coordinamento Internazionale degli psicoterapeuti e psicoanalisti che si occupano di persone con autismo, che aderisce al progetto dell' Institut National de Santé et de Recherche Médicale (INSERM) per la valutazione dell’efficacia della psicoterapia psicoanalitica su pazienti affetti da disturbi dello spettro